lunedì 20 gennaio 2025

26 aprile 1986 - Il disastro di Černobyl

Il disastro di Černobyl' è un incidente nucleare avvenuto nella centrale nucleare di Černobyl' all'ora locale 1:23 del 26 aprile 1986 in seguito all'esplosione del reattore 4. È ritenuto il più grave incidente della storia dell'energia nucleare e l'unico, insieme a quello di Fukushima del 2011, a essere classificato al settimo livello, il massimo, della scala di catastroficità INES.
Nonostante il nome del luogo con cui il disastro passò alla storia, una località a circa 100 km a nord di Kiev, nell'allora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina poco distante dal confine con la Bielorussia, l'impianto ricade nella municipalità di Pryp"jat', da cui dista circa 3 km, mentre Černobyl' ne dista circa 18. Dal 1986, Pryp"jat' è una città fantasma e Černobyl' si è notevolmente spopolata.
Alla base del disastro vi sarebbero stati errori di procedura nel corso di un test di sicurezza sul reattore numero 4 della centrale, finalizzato a ottenere la definitiva omologazione dell'impianto, che consisteva nel verificare la possibilità di alimentare le pompe del sistema di raffreddamento anche in caso di black-out elettrico, utilizzando l'elettricità prodotta dal movimento inerziale delle turbine per il tempo necessario ad attivare i generatori elettrici/gruppi di generazione Motore Diesel/diesel-elettrici di emergenza.https://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_%C4%8Cernobyl%27
Test identici erano già stati condotti in passato; dal 1982 se ne erano tenuti tre, con esito negativo. Il test che provocò l'incidente era stato posticipato di 10 ore rispetto all'orario programmato; ciò implicò che il personale di turno che si trovò a compierlo non era la stessa squadra che si era preparata allo scopo. Nel periodo precedente al test, il reattore era stato mantenuto a una potenza ridotta per molte ore. Durante il lasso di tempo che precedeva lo spegnimento previsto dal test, la potenza del reattore venne ulteriormente abbassata e durante la prova fu ulteriormente sollecitato fino a raggiungere condizioni instabili. La perdita di potenza del reattore per ragioni accidentali andò molto oltre le intenzioni degli operatori e oltrepassò i limiti di sicurezza, anche a causa di un fenomeno detto avvelenamento da xeno, che mascherava la reale attività del reattore. Anziché interrompere il test e spegnere immediatamente il reattore come imposto dai protocolli, si decise, contravvenendo alle raccomandazioni di sicurezza, di cercare di incrementare nuovamente la potenza estraendo quasi tutte le barre di controllo. Il reattore divenne così ulteriormente instabile, inducendo i tecnici ad abortire il test compiendo la manovra di spegnimento istantaneo (procedura SCRAM) tramite attivazione del pulsante detto AZ-5.
Alle ore 1:23:45 UTC+4 del 26 aprile 1986, il reattore numero 4 esplose. Vi furono due distinte esplosioni a distanza di pochi secondi l'una dall'altra. La prima fu una liberazione di vapore surriscaldato ad altissima pressione che lanciò verso l'alto il disco di copertura in acciaio e cemento pesante oltre 1 000 tonnellate (in seguito soprannominato "Elena") che chiudeva il contenitore cilindrico del nocciolo del reattore. Il disco ricadde verticalmente sull'apertura lasciando il reattore scoperto. Si ritiene che gran parte del nocciolo, forse l'80%, sia stato frantumato ed espulso dal recipiente in questa esplosione. Pochi secondi dopo, la nube di idrogeno e polvere di grafite ad altissima temperatura sprigionati dal nocciolo, entrando a contatto con l'aria produssero una seconda e più violenta esplosione, che distrusse gran parte dell'edificio. Seguì un violento incendio di grafite, sia quella rimasta all'interno del recipiente sia quella scagliata intorno all'edificio, i cui frammenti incandescenti appiccarono vari focolai anche alle coperture bituminose degli edifici contigui. L'incendio per alcune ore disperse nell'atmosfera un'enorme quantità di isotopi radioattivi, i prodotti di reazione fissili contenuti all'interno. Fu il primo incidente nucleare classificato come livello 7, il massimo livello della scala INES degli incidenti nucleari.
Riguardo alle cause dell'incidente esistono due tesi: la prima, nel rapporto pubblicato dalle autorità nell'agosto 1986, attribuiva la responsabilità interamente agli operatori dell'impianto; la seconda, pubblicata nel 1991, evidenziava anche le gravi debolezze intrinseche di progettazione del reattore nucleare RBMK; un elemento importante, tra gli altri, risulta essere un errore nella progettazione delle barre di controllo. Le conclusioni delle inchieste appaiono contrastanti ma, a prescindere dalle valutazioni di responsabilità riguardo singole persone o azioni umane, i dati accertati sono che, nel suo complesso, l'evento fu il risultato di un'impressionante somma di fattori di rischio, una catena di errori e mancanze, riguardanti sia le caratteristiche intrinseche fondamentali del tipo di macchina, sia errori di progetto in alcuni particolari meccanici, sia il sistema di gestione economico e amministrativo laddove la centrale elettrica era priva di personale qualificato e aggiornato sulle caratteristiche dell'impianto, infine per la scelta del personale direttivo di effettuare un rischioso "esperimento" che, essenzialmente, portò all'incidente, poiché effettuato con errori di coordinamento e manovre particolarmente incaute e sfortunate.
Le prime reazioni delle fonti ufficiali tesero a minimizzare il possibile impatto della nube radioattiva sul territorio italiano. Durante una conferenza stampa ai primi di maggio, la rivista La Nuova Ecologia e la Lega per l'Ambiente resero invece noti dati che documentavano la presenza preoccupante di radionuclidi su molte aree del Paese. Nei giorni successivi le autorità vietarono perciò il consumo degli alimenti più a rischio, come latte e insalata. Il 10 maggio, a Roma, una grande manifestazione popolare a cui parteciparono più di 200.000 persone segnò il primo passo verso il referendum che l'anno successivo portò all'abbandono dell'energia nucleare in Italia.
L'incidente e soprattutto i ritardi da parte delle autorità italiane nel dare l'allarme in una situazione che vedeva già dalla metà degli anni settanta una crescente mobilitazione contro il nucleare, rappresentarono un punto di svolta nella storia dell'ambientalismo italiano. Per il referendum del 1987 vennero raccolte in pochi mesi oltre un milione di firme, l'associazione Legambiente e il WWF raddoppiarono i soci, mentre alle elezioni politiche del 1987 i Verdi ottennero quasi un milione di voti. Ancora oggi sono riscontrabili nell'ambiente e nei sedimenti dei fiumi alcune tracce, innocue per la salute e per l'ambiente[senza fonte], degli elementi radioattivi depositati dalla nube.
I problemi alla centrale di Černobyl' non finirono con il disastro avvenuto nel reattore numero 4. Il governo ucraino continuò a mantenere operativi i tre reattori rimanenti a causa della scarsità di energia elettrica nel paese. Nel 1991 divampò un incendio nel reattore numero 2; in seguito le autorità lo dichiararono danneggiato irreparabilmente e fu dismesso. Il reattore numero 1 fu decommissionato nel novembre 1996 nell'ambito di accordi stipulati tra il governo ucraino e le organizzazioni internazionali come l'AIEA. Il 15 dicembre del 2000, con una cerimonia ufficiale, il presidente ucraino Leonid Kučma premette personalmente l'interruttore per lo spegnimento del reattore numero 3, cessando definitivamente ogni attività nell'intero impianto.
  • The Bell of Chernobyl è un film documentario russo del 1987, realizzato a solo un anno di distanza dal disastro di Černobyl'.
  • Chernobyl - Un grido dal mondo è un film tv del 1991, che narra le vicende della catastrofe di Černobyl' e di un medico americano, che cerca di aiutare i russi nonostante i dissensi che vigono fra le due potenze.
  • Black Wind, White Land è un film documentario del 1993, basato sugli effetti postumi al disastro di Černobyl' riscontrati sui popoli di Bielorussia, Ucraina e Russia.
  • Il videoclip ufficiale del brano Sweet People, cantato all'Eurovision Song Contest 2010 dalla cantante ucraina Al'oša, è stato in parte girato a Pryp"jat'.
  • Anche i pionieri della musica elettronica, i Kraftwerk, citano Černobyl' nel brano Radioactivity, nella versione contenuta nell'album The Mix del 1991, oggi suonata ai loro concerti. Oltre alla località ucraina teatro di uno dei più gravi incidenti nucleari vengono nominate Sellafield, Harrisburg, Hiroshima e, attualmente, anche Fukushima.
  • A Pryp"jat', la città più vicina al disastro nucleare, è girata una parte del video della canzone Marooned dei Pink Floyd. Il video viene pubblicato il 30 giugno 2014 per festeggiare il 20º anniversario della pubblicazione della canzone (1994), contenuta nell'album The Division Bell.
  • Nell'album Slow Dismemberment, della band trash metal Nuclear Aggressor, è presente il brano Chernoblast (dalla fusione delle parole "Chernobyl" e "blast", esplosione). Il testo racconta il disastro in chiave scientifica e drammatica. it.wikipedia.org

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