Il 25 luglio 1976, all’Olympic Stadium di Montréal, un atleta cubano neanche ventiseienne (è nato il 21 novembre 1950) ha appena vinto gli 800 m piani dei XXI Giochi Olimpici. Per Cuba si tratta della prima medaglia d’oro in una gara d’atletica: un momento storico, a parere di tutta la stampa presente. I giornalisti non mancano di farlo notare al fresco trionfatore, aspettandosi probabilmente una delle solite risposte emozionate e piuttosto scontate.Invece no. Alberto Juantorena Danger emozionato lo è davvero, e non poco: sul podio scoppia in un pianto dirotto. La sua risposta invece è tutt’altro che scontata. «No. Non è una data storica. Domani è l’anniversario dell’assalto alla Moncada di Santiago di Cuba, la mia città. Il sangue che Fidel e i suoi hanno versato quel giorno: quello sì che è storico!», afferma alludendo al 26 luglio 1953 in cui il fallito attacco alla caserma segnò l’inizio morale della Revolución Cubana. testo completo http://www.storiedisport.it/?p=9720

Alberto Juantorena Danger (Santiago di Cuba, 21 novembre 1950) è un ex mezzofondista e velocista cubano, vincitore di due medaglie d'oro ai Giochi olimpici di Montréal 1976.
È stato il primo, e finora unico, atleta in grado di vincere sia i 400 che gli 800 metri piani nella stessa edizione dei Giochi olimpici. Nel 1973 diviene noto, vincendo due medaglie d'oro sui 400 metri piani in due diverse competizioni internazionali: una alle Universiade di Mosca con il tempo di 45"36 e una ai Campionati centroamericani e caraibici con 46"4 (cronometraggio manuale). L'anno dopo vince la medaglia d'oro ai Giochi centramericani e caraibici in Città del Messico con 45"52, mentre ai Giochi panamericani del 1975 vince l'argento con 44"80, dietro allo statunitense Ronnie Ray che vince in 44"45 (da tenere conto dell'altitudine).
Inizia a dedicarsi seriamente agli 800 metri piani nel 1976, ma pochi lo ritengono un serio candidato all'oro olimpico in vista delle Olimpiadi di Montréal della specialità. Nonostante non sia tra i favoriti della vigilia, Juantorena raggiunge la finale olimpica e guida il gruppo per gran parte della gara, concludendola vittorioso con il tempo da record mondiale di 1'43"50. Tre giorni dopo bissa l'oro, vincendo anche la finale dei 400 metri con il proprio personale di 44"26 e diventando l'unico atleta ad aver vinto l'oro, in un'edizione dei Giochi olimpici, sia sui 400 che sugli 800 m piani. Nella staffetta 4×400 metri Cuba arriva soltanto settima con 3'03"81.
L'anno seguente si ripete con il record mondiale sugli 800 metri alle Universiadi di Sofia vincendo in 1'43"44, sei centesimi meglio del precedente primato. Ai Campionati centroamericani e caraibici di Xalapa arriva secondo sui 400 metri con 45"67, https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Juantorena
Quando Fred Newhouse avvertì prima un rumore sordo, che il grido della folla di Montreal non riusciva ad attutire, e poi una presenza sulla sua sinistra, sapeva chi stava arrivando: lo chiamavano El Caballo o l’uomo con la il passo da nove piedi, 2,70 o giù di lì. Era Alberto Juantorena Danger di Santiago di Cuba che stava causando il corto circuito dell’ingegnere elettrico del Texas. Fred non andò piano (44”40), Alberto corse come mai aveva corso, 44”26, mezzo secondo abbondante sotto il record personale dei Panamericani dell’anno precedente. Che fosse in forma si era capito nelle semifinali: 45”10 girandosi sette volte per vedere dove si erano ficcati gli altri. Newhose aveva guadagnato la finale in 44”89 e pensava che sarebbe stato l’erede di una tradizione Usa che andava avanti senza interruzioni dal ’56. Si sbagliava. Vinse Alberto, il primo non anglofono della storia olimpica a fare il colpo sul giro di pista e a raccogliere qualcosa di ancora più storico, assoluto: il primo a diventare padrone dell’accoppiata 400-800, sul crinale della velocità portata agli estremi confini e del mezzofondo interpretato a violento regime di crociera. Quattro giorni prima, senza africani di mezzo (un mese dopo Mike Boit avrebbe snudato le sue grandi zanne per masticare 1’43”57), il cavallo aveva strappato il record del mondo a Marcello Fiasconaro chiudendo in 1’43”50 (1’43”5, dopo successivi aggiustamenti), trascinando il povero Ivo Van Damme (destinato a scomparire cinque mesi, a 22 anni, in un incidente d’auto) a 1’43”86 e provocando un’infinita amarezza a Rick Wohlhuter, schiantato da un principiante che solo ad aprile si era avvicinato con convinzione a questo territorio ignoto, tempestato di trappole che solo chi possedeva gli stivali delle sette leghe poteva evitare.http://www.fidal.it/content/Una-storia-al-giorno/51855
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