Il conclave è la riunione del collegio cardinalizio della Chiesa cattolica per l'elezione del nuovo papa, nonché la sala dove avviene tale riunione.
Il termine deriva dal latino cum clave, cioè "(chiuso) con la chiave" o "sottochiave". L'evento storico che diede questo nome all'elezione dei pontefici risale al 1270, quando gli abitanti di Viterbo, allora sede papale, stanchi di anni di indecisioni dei cardinali, li chiusero a chiave nella sala grande del palazzo papale e ne scoperchiarono parte del tetto, in modo da costringerli a decidere al più presto chi eleggere come nuovo pontefice, ruolo che andò a papa Gregorio X, che istituisce il conclave nel 1274, con la costituzione apostolica Ubi Periculum, mentre il primo conclave ufficiale sarà quello del 1276, quindi il conclave del 2025 sarà il 76⁰ strutturato nella forma stabilita dalla costituzione apostolica Ubi Periculum; tale fatto è stato ricordato nel capoluogo della Tuscia con l'inaugurazione nel 2016 di un nuovo allestimento che ricorda quelle vicende.
Tuttavia il primo pontefice eletto cum clave fu papa Gelasio II, eletto il 24 gennaio 1118 all'unanimità dei cardinali riuniti nel monastero di San Sebastiano sul Palatino, luogo segreto e chiuso al pubblico scelto appositamente per evitare interferenze esterne sulla scelta del successore di Pietro (si era in piena lotta per le investiture).
Nei primi anni del cristianesimo, l'elezione del nuovo pontefice avveniva nell'assemblea dei cristiani di Roma, a volte su indicazione stessa del predecessore: è il caso ad esempio di papa Lino, successore di Pietro apostolo. Ci fu anche il caso di papa Fabiano che, secondo una tradizione tramandata, nel 236 venne eletto poiché durante l'assemblea una colomba si sarebbe posata sul suo capo, fatto che venne interpretato come segno della volontà divina.
In seguito all'editto di Costantino (313) e al diffondersi della nuova religione nell'Impero romano, dal 336, su decisione di papa Marco l'elezione fu riservata al clero dell'Urbe. In altre parole, così come succedeva per i vescovi di altre diocesi, il clero della diocesi di Roma era il corpo elettorale per eleggere il vescovo di Roma. Invece di essere votato, il vescovo veniva scelto per consenso generale o per acclamazione. Il candidato veniva poi presentato al populus (i capi delle grandi famiglie) per l'approvazione o disapprovazione generale. Questa incertezza nelle procedure elettorali di tanto in tanto ha dato luogo a papi rivali o antipapi, e sicuramente diede ampi spazi di manovra alle più potenti famiglie romane che controllavano le scelte e candidavano loro esponenti al soglio di Pietro.
Il diritto dei laici di rifiutare l'eletto venne abolito dal sinodo lateranense del 769, ma restaurato a favore della nobiltà romana da papa Niccolò I durante un sinodo a Roma nell'862. Dall'824, inoltre, il papa era sottoposto al giuramento di fedeltà al Sacro Romano Impero (Constitutio romana), il cui compito era quello di garantire la sicurezza e la pace pubblica a Roma nella sua veste di «avvocato e procuratore della Chiesa».
Con l'espressione saeculum obscurum si individua il cupo e disastroso periodo della storia del papato che va dall'888 al 1046 (inizio della riforma gregoriana), durante il quale le elezioni papali furono caratterizzate da pesanti pressioni dalle famiglie romane (in particolare i Conti di Tuscolo e i Crescenzi) che portarono al soglio pontificio alcuni personaggi di basso spessore morale. Contemporaneamente gli imperatori Enrico II ed Enrico III entrarono prepotentemente nelle questioni inerenti alle elezioni pontificie, portando avanti loro candidati, creando pontefici alternativi e costringendo il papato stesso a intraprendere un percorso di riforme. Così, nel 1059 papa Niccolò II decise di affidare l'elezione ai soli cardinali vescovi (bolla In nomine Domini) e nel 1179 papa Alessandro III stabilì con il Concilio Lateranense III che dovesse decidere l'intero collegio cardinalizio. Era comunque sempre possibile l'elezione anche di semplici maschi battezzati.
Casi di elezioni irregolari
Nella storia del papato non sempre si è diventati papi in modo canonico e corretto. A volte, in assenza di elezioni valide (come per Vigilio, Leone VIII e Onorio II) vale il principio della electio de facto o quello del possesso, per cui si può dire che un candidato imposto irregolarmente abbia avuto comunque la grazia dello Spirito Santo per essere papa (alcuni casi sono più controversi di altri, come per Vigilio, Leone VIII, Bonifacio VII, Benedetto IX, Silvestro III, Gregorio VI e Benedetto X). Anticamente si parlava anche del principio del "male minore" per cui anche i sopradetti personaggi potevano essere considerati papi per grazia dello Spirito e volere di Dio, se il predecessore legittimo era morto o non più in grado di regnare e la Chiesa aveva urgente bisogno di dare continuità alla serie dei successori di Pietro, per essere governata ed evitare la sede vacante.
- Nel 1492 viene celebrato il primo conclave nella Cappella Sistina (che porterà all'elezione di papa Alessandro VI), che da lì in avanti diviene sede principale per i conclavi. Nel 1878 (anno dell'elezione di papa Leone XIII) diviene sede fissa.
- Gregorio XV (1621-1623) diede due rinnovate Costituzioni per l'elezione pontificia, in balia dei tre grandi stati cattolici di allora, Aeterni Patris e Decet Romanorum Pontificem, che ribadivano la clausura e la maggioranza dei due terzi; il voto doveva essere segreto.
- Le potenze cattoliche continuarono a intromettersi con il diritto di veto, che venne abolito da papa Pio X con la costituzione apostolica Commissum Nobis del 20 gennaio 1904.
- Dal 1970, con il compimento dell'ottantesimo anno di età, i cardinali perdono il diritto di eleggere il Romano Pontefice e quindi anche il diritto di entrare in conclave (lettera apostolica di papa Paolo VI Ingravescentem Aetatem)
Giunti nel coro della cappella, il cardinale decano (oppure nell'ordine seguente, il vice decano o il più anziano dei cardinali elettori secondo l'ordine cardinalizio consueto di precedenza, se uno o più dei precedenti sia assente o impedito o sia un cardinale non elettore) pronuncerà per tutti gli elettori il giuramento:
(latino)
«Nos omnes et singuli in hac electione Summi Pontificis versantes Cardinales electores promittimus, vovemus et iuramus inviolate et ad unguem Nos esse fideliter et diligenter observaturos omnia quae continentur in Constitutione Apostolica Summi Pontificis Ioannis Pauli II, quae a verbis « Universi Dominici Gregis » incipit, data die XXII mensis Februarii anno MCMXCVI. Item promittimus, vovemus et iuramus, quicumque nostrum, Deo sic disponente, Romanus Pontifex erit electus, eum munus Petrinum Pastoris Ecclesiae universae fideliter exsecuturum esse atque spiritualia et temporalia iura libertatemque Sanctae Sedis integre ac strenue asserere atque tueri numquam esse destiturum. Praecipue autem promittimus et iuramus Nos religiosissime et quoad cunctos, sive clericos sive laicos, secretum esse servaturos de iis omnibus, quae ad electionem Romani Pontificis quomodolibet pertinent, et de iis, quae in loco electionis aguntur, scrutinium directe vel indirecte respicientibus; neque idem secretum quoquo modo violaturos sive perdurante novi Pontificis electione, sive etiam post, nisi expressa facultas ab eodem Pontifice tributa sit, itemque nulli consensioni, dissensioni, aliique cuilibet intercessioni, quibus auctoritates saeculares cuiuslibet ordinis et gradus, vel quivis hominum coetus vel personae singulae voluerint sese Pontificis electioni immiscere, auxilium vel favorem praestaturos.»
(italiano)
«Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, emanata il 22 febbraio 1996. Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede. Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l'elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell'elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l'elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell'elezione del Romano Pontefice.»
Posto che la Universi Dominici Gregis abolisce le forme di elezione dette per acclamationem seu inspirationem (accordo unanime per ispirazione dello Spirito Santo) e per compromissum (i cardinali elettori affidano il compito dell'elezione del papa a un comitato ristretto scelto fra gli stessi cardinali), precedentemente valide ma assai poco comuni, l'unica forma di elezione del romano pontefice ammessa è per scrutinium, cioè tramite il voto. Per la validità dell'elezione sono richiesti i due terzi dei suffragi, conteggiati sul numero degli elettori presenti. Nel caso in cui tale numero non sia divisibile per tre viene necessariamente immesso un voto in più.
Agli scrutini si accede subito dopo la chiarificazione degli ultimi eventuali dubbi di voto. Nel caso in cui le elezioni inizino il pomeriggio del primo giorno di conclave, vi sarà un solo scrutinio. I giorni seguenti vi saranno due scrutini al mattino e due al pomeriggio, fino all'elezione del nuovo papa. Ogni scrutinio si divide in tre fasi:
- Antescrutinium;
- Scrutinium vere proprieque;
- Post-scrutinium.
Se un candidato riceve un numero di voti pari o superiore ai due terzi del numero totale dei votanti, l'elezione di tale candidato a pontefice è canonicamente valida. L'ultimo dell'ordine dei cardinali diaconi richiama il maestro delle celebrazioni liturgiche e il segretario del collegio cardinalizio. Il decano, il vice decano oppure il primo cardinale dei cardinali vescovi si rivolge all'eletto e gli domanda:
(latino)
«Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?»
(italiano)
«Accetti la tua elezione, canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice?»
e, alla risposta affermativa (l'espressione di accettazione non è formalizzata e rimane a discrezione dell'eletto), chiede:
(latino)
«Quo nomine vis vocari?»
(italiano)
«Con quale nome vuoi essere chiamato?»
Il nuovo pontefice risponde:
(latino)
«Vocabor [...]»
(italiano)
«Sarò chiamato [...]»
seguito dal nome pontificale e relativo numerale (che viene omesso nel caso il nome non abbia precedenti), entrambi al caso nominativo. Dopo l'accettazione si procede alla bruciatura delle schede, facendo in modo che dal comignolo visibile da piazza San Pietro esca la fumata bianca.
L'Ordo rituum conclavis prevede che, se l'eletto non è un vescovo, venga subito consacrato; lo stesso Ordo regola le procedure da seguire nel caso in cui l'eletto risieda fuori dal conclave.
Dopo la sua proclamazione, il papa neoeletto si ritira nella Stanza delle Lacrime, ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta la talare bianca e i paramenti (tipicamente l'abito corale e la stola), con i quali si presenterà in pubblico dalla "loggia delle benedizioni" della basilica di San Pietro. Il nome di tale luogo deriva dal fatto che, si presume, in tale stanza il neo-pontefice scoppi in lacrime per l'emozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere.
Spetta al cardinale protodiacono dare l'annuncio della nuova elezione, affacciandosi dalla loggia centrale della basilica di San Pietro e pronunciando l'Habemus papam; subito dopo, sulla stessa loggia, il nuovo pontefice, preceduto dalla croce astile, fa la sua prima apparizione pubblica e impartisce la solenne benedizione Urbi et Orbi.
Fino all'elezione di papa Giovanni Paolo II non era consuetudine che il nuovo pontefice parlasse alla folla riunita in piazza San Pietro prima della benedizione; già papa Giovanni Paolo I avrebbe voluto parlare alla piazza, ma il cerimoniere glielo negò, facendogli notare che ciò non era previsto dal cerimoniale e dalla tradizione.
Da papa Pio IX (1846) a papa Giovanni Paolo I (1978), tutti i papi eletti erano al loro primo conclave, essendo stati elevati alla porpora cardinalizia dal loro immediato predecessore. it.wikipedia.org
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